Venticinquesima tappa del viaggio da Milano fino a Santiago de Compostela in bici. Da Portomarín alla cattedrale di Santiago de Compostela seguendo il cammino.
Mercoledì 21 agosto, Portomarín, ore 6:00, mi sveglio. Ho dormito bene, ma non abbastanza. Rimango a letto fino alle 7:20. Mi sento sereno, so che oggi sarà l’ennesima giornata impegnativa. Purtroppo ero convinto che il dislivello “assurdo” finisse con ieri invece anche oggi continua. Ancora almeno 1500 metri mi aspettano, con una differenza però, oggi arrivo a Santiago.
Ancora non mi sembra vero, ma se tutto va nel verso giusto, oggi posso centrare un grandissimo obiettivo. La mia conta dei danni dice, gambe molto stanche, orecchie tappate, leggero accenno di mal di gola. Le carte che ho in mano sono le stesse da giorni.
Ore 8:29 ho finito colazione, ho chiacchierato con una ragazza di Torino che mi ha dato consigli per la via. Speriamo che con buon cibo in corpo e mente lucida sia più facile. Sono pronto a tutto, sono pronto a dare tutto.
Ore 8:47, ho preparato tutto salgo sulla bici e inizio con la mia prima pedalata. Male al sedere, male ai polsi, male alle gambe. Era scontato dopo la giornata di ieri, ho però un’energia e una motivazione importante. Avvio il navigatore, alle orecchie Experience di Ludovico Einaudi.
Stavo pensando, è un paio di giorni cerco di descrivere quello che sto vivendo a livello emotivo. È che non ci riesco proprio. Però posso fare una sorta di parallelismo, durante il mio viaggio la musica è sempre stata qualcosa di fondamentale. Sia a Sassello su quella salita dove sono sceso dalla bici per la prima volta, che nel torrido caldo delle tangenziali francesi sotto i Pirenei che quando non avevo più forze e dovevo andare avanti lo stesso per colpa del dislivello del cammino. Se dovessi cercare di esprimermi per ricordarmi di come mi sentivo durante questi giorni il parallelismo sarebbe questo, potrei passare dal rock, al rap, all’hip-hop, al metal dove quasi il 90% dei titoli che ho ascoltato avevano qualcosa in comune: una band e una voce.
È due giorni, invece, che riesce a farmi compagnia soltanto il piano. Riesce ad accompagnarmi in dei momenti dove trattengo le lacrime, oppure dove sono euforico. Emotivamente solo il piano mi sta capendo. Non ho bisogno di voci ne di seguire un testo, ma di qualcosa che ti tocca dentro.
Ho già definito quali sono le tracce che ascolterò mentre entrerò a Santiago e quando arriverò a Finisterre. Le so ormai da più di 20 giorni. Le ho decise quando sono partito. Mi sono obbligato a non ascoltarle mai durante il viaggio, le volevo dedicare completamente a quei momenti.
Ore 10:35 arrivo in centro a Palace do Rei, ho le gambe veramente stanche e spero davvero con tutto il cuore di arrivare il prima possibile. Il navigatore mi dice che realisticamente ci vogliono sei ore di pedalata questo vorrebbe dire arrivare per le 4:30 circa, non prima. Mi va bene tutto basta arrivare oggi.
Dopo la seconda colazione lungo la strada le orecchie sono ancora tappate, spero non sia otite o qualcosa del genere, però non si stappano soprattutto la sinistra che ieri era più libera oggi è completamente tappata.
Ore 12:07, superata Melide sono in mezzo a un fiume a 50km esatti da Santiago. Vamos!
Ore 12:55 arrivo in centro ad Arzua, timbro e cerco un ristorantino per la pausa pranzo. Ho una fame tremenda. Non ho fatto la pausa solita a metà e questa cosa il fisico la sente. Devo mangiare più possibile per gli ultimi 45km che mancano. Mi viene male solo a pensarci, ma adesso una cosa alla volta. Si mangia.
Ore 14:02, riparto. Il navigatore mi dà circa due ore o poco più. Io so che ce ne vorranno almeno tre, ma riuscire ad arrivare per le cinque sarebbe già un successo per quello che mi riguarda. Ho mangiato un hamburger mediocre e delle patatine fritte mediocri ma erano esattamente quello di cui avevo bisogno: benzina. Adesso testa e via al primo dei miei due obiettivi. La cattedrale di Santiago de Compostela.
Ore 15:20, sono a O Pedrouzo. Pausa bibita fresca e bagno. Sono a 18km dall’arrivo. Non mi sembra vero.
Ore 16:53 sono entrato a Santiago. Faccio un salto volante in albergue, ritiro le chiavi prima che chiudano e poi mi dirigo verso la cattedrale. Ho poche parole, tanti pensieri e nessuno di questi è nitido. Tanti movimenti.
Ore 17:33, è 5-6 minuti che sono arrivato davanti alla cattedrale. Mi sento leggero. Mi sento strano. Ho la mia canzone alle orecchie. La ascolto e la riascolto. Guardo in alto e cerco di godermi la mia vittoria. Mi guardo attorno, cerco visi familiari, ma non riconosco nessuno. Mi convinco ben presto che l’unica persona con cui devo festeggiare, sono io. Devo godermi la mia vittoria. Non so se ci riesco, ci provo, non sono bravo a prendermi i miei meriti.
Ore 18:30 ritiro la Compostela, un momento molto significativo. Ho ricevuto anche l’attestato dei chilometri effettivi. Che goduria.
Torno alla cattedrale e mi sdraio per terra. Ora me ne sto qui e mi guardo lo spettacolo davanti a me finché ne ho voglia.
Ore 20:08, mi sembra di vedere da lontano Olaf. Mi sembra lui. Dopo poco si avvicina e mi racconta che si è accostato ad un altro signore, presenta anche lui, facendo 150 km al giorno e mi ha raggiunto. È assurdo ritrovarsi qua dopo la partenza insieme. Non riesco a capire come ha fatto arrivare senza telefono, GPS, senza niente, pazzesco.
Ora siamo qui insieme dopo un po’ di giorni ci siamo ritrovati. È pazzesco davvero. Mi godo la cattedrale ancora un po’ e poi ceniamo insieme. Vado però a letto presto. Domani è il mio giorno, tremo solo a pensarci.
Traccia GPS
Chilometri pedalati fino a questa tappa: 2073.